L'UOMO CHE VERRA' DOPO IL SAPIENS.
- Andrea
- 3 mai 2023
- 11 min de lecture
Dernière mise à jour : 4 mai 2023
La ricerca dell’immortalità continua. In quest’episodio si esplorano gli scenari più estremi del transumanismo, dove la tecnologia integra sempre di più la biologia, permettendo la sostituzione degli organi del corpo umano danneggiati da traumi o dall’invecchiamento stesso.
Cyborgs o uomini bionici che diventano una parte sempre maggiore della popolazione, o addirittura la possibilità di trasferire la coscienza umana degli individui in supporti artificiali o in realtà virtuali, trascendendo completamente la mortalità del corpo fisico.
Scenari che fanno ancora parte della fantascienza, ma che la velocità dei progressi tecnologici impone di considerare in modo sempre più concreto.
Ma se davvero fossimo in grado di vivere per un tempo quasi illimitato, quali conti con la realtà dovremo fare?
Nel primo episodio sulla ricerca dell’immortalità dell’essere umano ci siamo soprattutto focalizzati sull'approccio genetico, cioè sulla comprensione del processo di invecchiamento e sul ruolo fondamentale della divisione cellulare per contrastarlo.
Ma se invece di cercare di preservare il nostro corpo biologico, fossimo capaci progressivamente di migliorarlo o addirittura sostituirlo pezzo dopo pezzo man mano che si degrada?
Ed infine, se l’uomo diventasse davvero quasi immortale, quali conti dovremmo fare con la realtà?
COSTRUIRE ORGANI ARTIFICIALI.
Riprendendo velocemente la classificazione degli approcci del pensiero transumanista che vi ho proposto nel precedente episodio, il secondo approccio immagina l'utilizzo della tecnologia per curare delle patologie oppure per sostituire gli organi biologici una volta danneggiati da traumi o dall’invecchiamento.
Nel 2011, su un paziente malato di cancro, e probabilmente destinato ad una morte prematura, è stata trapiantata la prima trachea sintetica costruita totalmente in modo artificiale.
Questa è la cosiddetta “ingegneria tissutale”, che si pone l'obiettivo di creare sostituti di tessuti ed organi che siano funzionalmente simili a quelli del corpo umano.
Delle cellule vengono prelevate dal paziente o da un donatore, vengono poi isolate e coltivate in laboratorio e poi assemblate intorno ad una nanostruttura, chiamata scaffold (che in inglese significa impalcatura), per guidare e mantenere la forma del tessuto artificiale finito, che infine viene trapiantato nel paziente.
Attualmente l’ingegneria dei tessuti è utilizzata con successo per la creazione ed il trapianto di pelle, cartilagine, ossa e valvole cardiache. Altre applicazioni sono in fase di sperimentazione per fegato, pancreas e vasi sanguigni e la lista degli organi ricostruibili si allungherà senz’altro con il tempo.
Ma per tornare al tema della ricerca dell’immortalità, ovviamente per ora questa tecnica di costruire e trapiantare degli organi artificiali è utilizzata come ultima risorsa per pazienti gravemente malati e con poche altre alternative come cura.
Ma è ragionevole pensare che il progresso della medicina e dell’ingegneria dei tessuti renderà questo tipo di intervento sempre meno estremo e sempre più “comune e banale”.
E allora come cambierebbe la storia se o quando la totalità dei nostri organi fosse o sarà facilmente sostituibile?
Non sarebbe poi così folle pensare che in un futuro, di cui non importa stimare la lontananza, a partire da una certa età diventasse una prassi il sostituire progressivamente i vecchi organi naturali oramai usurati con organi artificiali perfettamente funzionanti. Non diversamente da come si fa per la manutenzione di un qualsiasi macchinario. Si cambiano semplicemente i pezzi.
In fondo, alla luce della concretezza dei risultati dell'ingegneria tissutale, viene da chiedersi se i transumanisti più ferventi non abbiano visto giusto. E se fosse davvero solo una questione di tempo… ?
L'UOMO CYBORG.
Nell’immaginario fantascientifico i Cyborg sono degli esseri viventi che integrano nel proprio corpo delle componenti tecnologiche, quali protesi, impianti o chip neurali, per accrescere le proprie capacità naturali, creando una sorta di ibrido tra uomo e macchina.
Il concetto è nato nel 1960 per descrivere un essere umano potenziato al fine di sopravvivere in ambienti extraterrestri inospitali, nell’ambito dell'esplorazione spaziale del futuro.
E all’epoca forse non si immaginava che, solo pochi decenni dopo, i Cyborg sarebbero usciti dai film di fantascienza e dalle missioni spaziali ed avrebbero camminato tra la gente comune sulla terra, diventando una parte sempre maggiore della popolazione mondiale.
Perché è così. Potrà sembrarvi strano chiamarli Cyborg (ed infatti vi invito a non farlo), ma gli esseri umani che integrano componenti tecnologiche nel proprio corpo si stimano ormai a milioni di individui. Ed ovviamente non sto prendendo in considerazione gambe di legno o protesi dentarie, ma supporti tecnologici capaci di svolgere funzioni complesse. Pensate ai pacemakers, agli arti robotici o agli impianti cocleari nelle persone con problemi uditivi.
E poi vi presento Carmat, un cuore totalmente artificiale costruito dall'omonima azienda francese. Chiamato anche "protesi cardiovascolare", oggi batte nel petto di diverse persone nei pochi Paesi dove per il momento ne è stata consentita la sperimentazione.
E se un cuore, per quanto fondamentale alla vita, è un organo la cui funzione si limita a quella di pompare in maniera involontaria, ancora più impressionante è il livello di perfezionamento raggiunto dagli innesti di arti meccanici, rendendone l’utilizzo sempre più vicino a quello degli arti naturali.
I loro movimenti sono comandati direttamente dal cervello tramite l’interpretazione da parte della protesi dei movimenti dei muscoli terminali dell’arto residuo, oppure addirittura con una interfaccia cervello-computer (conosciuta in inglese come Brain-Computer Interface) che consente di controllare le protesi con il pensiero, traducendo l'attività cerebrale in segnali elettrici che vengono utilizzati per controllare il movimento dell’arto meccanico.
Non so voi, ma io trovo tutto questo piuttosto impressionante.
Potremmo giustamente argomentare che è una ben magra consolazione il riuscire ad utilizzare un accendino con una mano robotica, se questa non ci consente di godere delle sensazioni del tatto.
Ma anche in questo caso, il progresso ha raggiunto uno stadio più avanzato di quello che comunemente potremmo immaginare: sebbene il risultato sia probabilmente ancora lontano dalla vera sensazione tattile naturale, stanno progredendo le tecnologie che utilizzano sensori in grado di rilevare pressione, temperatura, consistenza ed altre caratteristiche degli oggetti toccati, traducendole in sensazioni che la persona può realmente avvertire e provare tramite l'interfaccia cervello-computer.
Siamo senz’altro d’accordo che questi impianti non possono considerarsi ancora come un potenziamento delle normali capacità biologiche. Per ora nessuno di noi vorrebbe trovarsi a doverne possedere uno, poiché sono ancora solo una soluzione di ripiego che rappresenta un grosso handicap in termini di funzionalità, di comfort di vita nonché di estetica.
Ma anche in questo campo stiamo assistendo ad un veloce progresso. La strada è forse ancora lunga, ma metro dopo metro si finisce sempre per arrivare a destinazione, è solo una questione di tempo.
E allora, come per l’ingegneria dei tessuti, è legittimo chiedersi cosa succederebbe se un giorno questi sostituti tecnologici funzionassero come, se non meglio, degli organi biologici assumendone anche un aspetto estetico quasi identico. Se la sola differenza fosse quella di poterli facilmente sostituire ancora e ancora ogni qualvolta ve ne fosse il bisogno.
Saremmo allora così affezionati ai nostri organi naturali sapendo che quelli artificiali potrebbero aprirci le porte di una vita in salute molto più lunga?
Non abbiate troppa fretta di rispondere.
VERSO IL TRASFERIMENTO DELLA COSCIENZA.
C’è un organo che anche il progresso più avanzato potrebbe avere difficoltà a sostituire: il nostro cervello, custode di molti misteri ancora incompresi, ma soprattutto custode della nostra coscienza, dei nostri ricordi, dei nostri valori e di tutto ciò che fa di noi gli individui che siamo. Dunque, anche qualora la biotecnologia lo rendesse possibile, sostituirlo sarebbe semplicemente impensabile. Vorrebbe dire sostituire noi stessi.
Eppure anche lui invecchia e il suo funzionamento potrebbe quindi interrompersi molto prima di quello del resto del corpo qualora si fosse trovato il modo di renderlo più longevo.
E qui entra in gioco la quintessenza del transumanesimo, che coincide con il 3rzo approccio della nostra classificazione: se la natura del nostro essere e della nostra esistenza in quanto individui risiede nel nostro cervello, perché non trasferire direttamente tutto il suo contenuto in un supporto che trascenda interamente la mortalità del corpo fisico?
Le nuove forme di esistenza che si prospetterebbero, non avrebbero più nulla a che vedere con il concetto di vita umana come oggi comunemente la intendiamo, a cominciare dalla sua durata. Ma gli ostacoli tecnici, nonché quelli esistenziali, fanno sì che gli spunti di riflessione su questo tema siano offerti più che altro dal cinema e dalla fantascienza, piuttosto che da veri e propri studi di fattibilità e da pubblicazioni scientifiche.
La finzione ci propone degli scenari in cui il contenuto del cervello che caratterizza una persona è caricato in corpi completamente sintetici o robotici che interagiscono tra loro sul pianeta terra che ancora popolano.
In individui che non temono più la morte, gli incidenti, il dolore fisico e che non hanno più la nozione di un tempo di vita finito, è intuibile che i cambiamenti comportamentali siano così enormi da lasciare spazio a tutti quei copioni accattivanti che troviamo narrati nei film di fantascienza.
E negli stessi film troviamo anche l’eventualità in cui la coscienza non si limita ad essere trasferita in un corpo che, per quanto artificiale, continua ad esistere nella realtà per così dire “terrena”, bensì si immagina addirittura che la coscienza possa essere trasferita verso una vera e propria realtà virtuale. Un mondo digitale alternativo costruito appositamente per potervi caricare quei dati che costituiscono l’essenza e l’identità degli individui. La matrix in cui gli uomini del futuro potranno vivere per un tempo praticamente illimitato.
E’ chiaro che tutto ciò è pura finzione, non voglio sicuramente instillare in voi il dubbio che così non sia, ma, nonostante il mio incurabile pragmatismo, c’è comunque qualcosa che impone una riflessione, forse di poco conto e di dubbia pertinenza, ma diciamo che è come una brezza che spira lentamente ma insistentemente in una direzione ben precisa.
Forse saprete già che cos’è il metaverso, un mondo virtuale tridimensionale di recente sviluppo, dove gli utenti possono interagire tra loro tramite un avatar, spesso utilizzando dei visori o dei caschi 3D per un’esperienza immersiva. Ovviamente ad oggi è da considerarsi alla stregua di un videogioco o tutt’al più come un nuovo social network, ma guardandolo più da vicino ci si rende conto che stanno accadendo delle cose piuttosto insolite che fanno vacillare il confine tra il mondo virtuale e la vita reale. Nel metaverso si possono comprare delle case, delle auto, delle opere d’arte, degli orologi e un'infinità di altri oggetti che esistono virtualmente solo nel metaverso, ma che sono pagati con soldi veri e a prezzi talvolta più elevati di quelli nella vita reale. Un mercato stimato a miliardi di dollari, dove persone reali sono disposte ad acquistare dei beni non tangibili, che in pratica non esistono, per migliorare l’aspetto, lo status o il comfort del proprio avatar nel mondo virtuale, sviluppando in questa realtà parallela delle nuove relazioni sociali che acquistano sempre più importanza per gli utenti.
Ovviamente siamo a milioni di anni luce dal trasferimento della coscienza, ma se in un lontano futuro la più estrema di queste idee transumaniste dovesse lasciare la fantascienza e diventare realtà, allora forse gli umani di quel futuro potranno dire che il metaverso dei nostri giorni, fu il lontano progenitore del mondo virtuale in cui magari avranno trasferito la propria esistenza per vivere quasi in eterno.
I NUOVI UOMINI.
Se il trasferimento della coscienza spinge forse un po’ troppo lontano l’ambizione transumanista, è invece pensabile che sempre più esseri umani facciano appello ed abbiano accesso alla scienza rigenerativa, all’ingegneria dei tessuti e persino all’utilizzo di organi artificiali. Anzi, direi persino che sarebbe assurdo pensare il contrario, poiché sta già accadendo anche se si tratta solo degli albori. E una volta banalizzata e generalizzata la cura di malattie o disfunzioni con queste tecnologie, il passo verso il loro impiego come semplici metodi di routine anti-invecchiamento per ritardare la morte… non sarebbe poi così lungo da fare. E allora gli individui muniti di impianti interni o protesi esterne oramai nemmeno distinguibili diventerebbero sempre più comuni fino a costituire una parte importante della popolazione umana che grazie a queste tecnologie vedrebbe largamente aumentata la propria aspettativa di vita.
E lo sappiamo cosa succede quando un carattere inizialmente distintivo diventa una caratteristica che permette agli individui di una specie di essere più adatti alla sopravvivenza.
La teoria dell’evoluzione.
In uno scenario totalmente immaginario e non supportato da veri studi o previsioni scientifiche, si potrebbe ipotizzare che, generazione dopo generazione, la selezione naturale potesse favorire i geni degli individui più adatti ad integrare nel proprio corpo le tecnologie, senza rigetti ed ottimizzandone le potenzialità.
Allora con il passare dei secoli i geni dell’Homo Sapiens, l’unica specie di uomo oggi ancora vivente, potrebbero progressivamente lasciare spazio ad un nuovo tipo di uomo, il cui genoma sarebbe sufficientemente lontano dal nostro da poter essere considerato una nuova specie ben distinta. Homo Cyborg, Homo Bionicus, o chissà in che altro modo potrà chiamarsi, nel giro di qualche generazione potrebbe soppiantare l’homo Sapiens, come il Sapiens soppiantò il Neanderthal 30 mila anni orsono dopo una lunga coesistenza.
CONCLUSIONE.
L’ambizione transumanista si sta rapidamente facendo strada nella ricerca scientifica e, per intenderci, questo non avviene in seno a società segrete o agli illuminati, bensì alla luce del sole e sotto gli occhi di chiunque segua direttamente o indirettamente le pubblicazioni scientifiche.
Alcuni giganti come Google, tanto per citarne uno, hanno pubblicamente annunciato investimenti colossali nello sviluppo di tecnologie al servizio dell’estensione della vita. Un mercato che è facile immaginare quanto possa diventare infinitamente lucrativo.
Oppure emergono società come la Alcor Life Extension che propone la criopreservazione, ovvero il congelamento del cadavere, al fine di sospenderne il processo di decomposizione il tempo necessario all’arrivo di nuove tecnologie avanzate capaci di riportarlo in vita.
Ora, è probabile che quest’immagine non ci perturbi più di tanto visto che il cinema ci ha abbondantemente abituati a scenari ben più impressionanti, ma pensate per un attimo se davvero di fronte alla vostra finestra ci fosse un congelatore gran formato riempito di cadaveri che aspettano solo di poter resuscitare ed uscire dal loro sarcofago. Concedetemi che l’idea faccia salire un certo brivido lungo la schiena.
Alcuni esperti, come Laurent Alexandre, chirurgo controverso ma molto in luce sulla scena transumanista, sostengono che l’uomo millenario sarebbe già nato, e che la nostra sarà l’ultima generazione a conoscere la morte come un inevitabile destino.
ammetti che ti tirerebbe un pò il culo sapere di far parte dell’ultima generazione umana che dovrà morire.
Sul versante opposto la maggior parte degli scienziati si limita a prevedere un costante allungamento della vita, ma che potrebbe essere improvvisamente accelerato dall’avanzamento delle tecnologie attualmente in erba.
Ovviamente questo video non vuole portare nessun giudizio di natura morale agli scenari del pensiero transumanista, e si limita a constatare e a condividere l’avanzamento e la concretezza delle diverse ricerche scientifiche impegnate nell’estensione della vita.
Ma se davvero riuscissimo a diventare quegli esseri millenari proposti dal transumanesimo, non si può comunque evitare la domanda di quali conti dovremmo rendere all’etica?
E non mi riferisco tanto all’etica riguardante i mezzi con cui si è venuti a capo di una tale sfida, perché la storia ci insegna che spesso e volentieri l’etica insegue, non precede. Proposte scientifiche come la pillola anticoncezionale, l’aborto, la fecondazione assistita ed altre ancora furono tutte accolte dall’etica del loro tempo come delle mostruosità… e poi finirono per passare allo status di “accettabili” per arrivare oggi a quello di “utili” e talvolta anche “apprezzabili”.
In questo senso il transumanesimo ha già vinto senza nemmeno dar battaglia.
L’etica non lo fermerà, la soglia dell’accettabile si sposterà se la scienza permetterà di eliminare sofferenze ed allungare la vita.
L’etica con cui dovremmo fare i conti è un’etica più grande, che solleva la domanda di come spiegheremmo la nostra scelta di vivere in eterno a quella discendenza che non postrebbe più venire al mondo. Perché, lo sappiamo bene, qui non serve essere dei grandi scienziati, se gli esseri umani di questa generazione smettessero di morire e le nascite continuassero normalmente, nel giro di pochi anni la terra diventerebbe invivibile, nel senso più letterale del termine invivibile.
Ovviamente è una contraddizione, perché non ci sarebbe proprio nulla da spiegare a qualcuno che non verrebbe mai al mondo.
Ma a noi stessi? Cosa diremmo a noi stessi? Come potremmo giustificare di aver ceduto a questo patto faustiano che ci seduce con la più sublime ed irresistibile delle tentazioni, che quasi “ricatta” il più profondo ed il più inalienabile dei nostri istinti, la sopravvivenza. Sopravvivere a tutti i costi, e decidere di diventare noi il passato, il presente ed il futuro di tutta l’umanità, privando le nuove generazioni di quell’avvenire che gli sarebbe spettato.
Ma magari da qui ad allora avremo trovato il modo di colonizzare altri spazi oltre al pianeta terra ed in questo caso… palla al centro e si ricomincia.
E nel frattempo, cari amici, continuate nei secoli a venire… ad appassionarvi di scienze.
A presto.
FONTI:
Conferenza su “l’immortalità biologica” di Audrey Dussutour, ricercatrice al CNRS, 2020.
Conferenza “Le recul de la mort - l'immortalité à brève échéance?” di Laurent Alexandre TEDxParis 2012
Conferenza “L’homme immortel, fantasme ou réalité?”, di Laurent Alexandre, 2015.
Surgeons carry out first synthetic windpipe transplant https://www.bbc.com/news/health-14047670
https://www.nytimes.com/2012/01/13/health/research/surgeons-transplant-synthetic-trachea-in-baltimore-man.html
https://www.biolinscientific.com/blog/what-is-tissue-engineering
https://it.wikipedia.org/wiki/Cyborg
https://it.wikipedia.org/wiki/Interfaccia_neurale
https://www.carmatsa.com/
https://journals.lww.com/asaiojournal/fulltext/2020/08000/toward_a_long_term_artificial_lung.3.aspx
https://en.wikipedia.org/wiki/BioViva
https://www.science.org/doi/10.1126/scirobotics.aat0429




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