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CREATURE IMMORTALI. IL VOLTO DELL'IDRA.

Nella mitologia greca, l'Idra di Lerna era lo spaventoso mostro marino anfibio con cui Eracle si batté, nella seconda delle 12 fatiche a cui il fato lo destinò. Immortale, ogni qualvolta Eracle le tagliava una delle sue nove teste di serpente, dalla stessa ne crescevano altre due.


Dal mostro del mito, prende il nome l'omonimo piccolo animale acquatico dalle proprietà straordinarie, simili a quelle dell'Idra di Lerna.



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Conosciamo tutti l'assunto razionale secondo cui “tutto ciò che vive, dovrà un giorno invecchiare e morire", nessuno escluso.


Sicuri?




LA CURVA DI SOPRAVVIVENZA DEI VIVENTI.


Il tasso di mortalità dell'essere umano può essere rappresentato da una curva che evidenzia come la probabilità di morte rimanga relativamente bassa e costante durante l'intera vita, diventando improvvisamente elevata solo dopo il superamento dei 70 anni, età oltre la quale eventuali malattie assumono una dimensione sempre più irreversibile ed irrecuperabile, diventando così una causa di morte. Questa rappresentazione grafica è nota come "curva di sopravvivenza degli esseri viventi" ed è comunemente visualizzata su una scala logaritmica che indica il numero di individui ancora in vita al raggiungimento delle diverse età.


E potremmo essere portati a pensare che questo profilo sia applicabile ad ogni essere vivente, ovvero che tutti abbiano una probabilità di morte significativamente più bassa durante la giovinezza rispetto a quanto accade con l'avanzare dell'età e al raggiungimento del limite dell'aspettativa di vita.


Ma, in realtà, non è così. Le scienze naturali distinguono tre macro-modelli di curve di sopravvivenza. Il tipo I è questo che abbiamo visto applicarsi agli umani e a diversi altri grandi mammiferi, dove le probabilità di morte aumentano in maniera più o meno rapida, ma sempre progressiva, con l'avanzare dell'età.


La curva di sopravvivenza di tipo II, invece, si presenta come una linea retta che descrive il profilo di quegli esseri viventi la cui probabilità di morte è pressoché costante indipendentemente dall'età. Questo si verifica in animali come roditori, rettili e uccelli, i quali ogni giorno della loro vita hanno la stessa probabilità di morire del giorno precedente e di quello successivo. L’invecchiamento biologico non è il fattore principale, o meglio, altri fattori limitano la durata della vita prima che il raggiungimento di un'età avanzata possa diventare un fattore discriminante maggiore.


L'ultimo modello, la curva di tipo III, è tipico di quegli esseri viventi la cui mortalità è maggiore nelle prime fasi della vita e diminuisce con l'avanzare dell'età. All'opposto del tipo I, questo tipo di curva è caratteristico delle specie che danno vita ad una prole molto numerosa ma che in pratica abbandonano al suo destino. Ad esempio, è il caso della maggior parte degli invertebrati marini, che producono milioni di uova, di cui solo una piccola percentuale riesce a sfuggire ai predatori e a raggiungere l'età adulta.


Ovviamente, questi tre modelli sono puramente teorici, quasi nessun vivente ha una curva di sopravvivenza perfettamente sovrapponibile ad uno di questi. Nella realtà si possono avere curve di sopravvivenza ibride e, soprattutto, all'interno dello stesso macromodello, le curve reali possono presentare differenze significative a seconda delle caratteristiche biologiche e comportamentali delle varie specie.




DAL MITO ALLA REALTÀ.


Non so voi, ma personalmente, quando si parla di esseri immortali, penso immediatamente ai vampiri. Il cinema ce li ha presentati sotto ogni possibile forma: da mostri solitari simili a zombie, a rockstar perfettamente integrate nella società o a gentiluomini dal fascino e dall'intelletto senza pari. Ma qualunque sia il loro profilo, queste creature, che ovviamente sono opera di pura finzione, presentano sempre la caratteristica di essere immortali (oltre a quella di nutrirsi di sangue umano).


E allora, facciamo viaggiare la fantasia e pensiamo per un attimo che tipo di curva di sopravvivenza potrebbe avere un vampiro. Per definizione, non invecchia, pertanto l'età non influirebbe sulla sua mortalità. Inoltre, sarebbe ragionevole pensare che le probabilità di incontrare qualcuno che gli conficchi un paletto nel cuore, o di scordarsi di rientrare prima che sorga il sole, sarebbero le stesse ogni giorno della sua esistenza.


Pertanto, la curva di sopravvivenza di un vampiro ricalcherebbe esattamente il modello teorico di tipo 2. Una retta perfetta, dove il valore del tasso di mortalità sull’asse verticale sarebbe molto basso grazie all’assenza di predatori e alla difficoltà di ucciderlo, e dove la durata della vita potrebbe raggiungere valori molto elevati in conseguenza dell’assenza di invecchiamento.


E se vi dicessi ora che in natura creature con un profilo del genere esistono davvero? Creature immortali che, come i vampiri, possono eventualmente trovare la morte se esposte a condizioni particolari, ma che in linea di massima non invecchiano e non muoiono… mai.


1400 anni, è l’età stimata di alcuni esemplari di Idra.


Nella mitologia greca, l'Idra era uno spaventoso mostro marino anfibio dal sangue e dal respiro letalmente velenosi. Con un corpo di cane e nove teste di serpente, viveva presso la palude di Lerna dove Eracle lo affrontò nella seconda delle famose 12 fatiche a cui il fato lo destinò. Durante lo scontro, Eracle scoprì con orrore che ogni qualvolta riusciva nell’impresa di tagliare una delle teste, dalla stessa ne crescevano altre due. Il nipote Iolao gli venne allora in aiuto e, guidato dalla dea Atena, ebbe l’intuizione di cauterizzare col fuoco ogni collo non appena Eracle ne avesse mozzato la testa, per impedirne la ricrescita.


Dal mostro del mito, prende il nome anche l’omonimo animale, l’idra, appartenente al Phylum degli "cnìdari", a cui appartengono anche coralli, anemoni di mare e meduse. Con una dimensione di 15 millimetri, l'idra è ovviamente inoffensiva per noi esseri umani ed è senz'altro meno terrificante dei vampiri o del mostro con cui Ercole si confrontò, ma le prede di cui si nutre, probabilmente non possono dire altrettanto.


Il suo corpo ha una forma tubolare, alla cui estremità si trova una bocca circondata da tentacoli che, al contatto con la preda, rilasciano un filamento simile a un dardo che, introducendosi nel corpo delle vittime, rilascia delle neurotossine paralizzanti. Inermi, le prede vengono ingerite, digerite all'interno del corpo ed espulse dalla stessa apertura da cui sono entrate.


Qualora non siate ancora convinti che questo animale porti legittimamente il nome del mostro mitologico, considerate che se un'idra viene sezionata, ciascuna metà si rigenererà: dalla testa si formerà una nuova base del corpo, e dalla base del corpo si formerà una nuova testa, dando vita a due esemplari distinti. E se smembrata in più frammenti, in breve tempo da ogni frammento si formerà un nuovo esemplare vivente di idra…come nel mito greco.


Questa straordinaria peculiarità di poter letteralmente creare un individuo a partire da qualche cellula è dovuta al fatto che il corpo centrale dell'idra è ricco di cellule staminali cosiddette “totipotenti”, ovvero quelle cellule non ancora specializzate che possiedono la potenzialità di diventare la cellula di qualsiasi altro organo o tessuto del corpo. Nell'essere umano, un tipo di cellule simile è presente solamente nei primi giorni di vita dell'embrione fecondato, prima che le cellule iniziano appunto a differenziarsi e a specializzarsi definitivamente per formare i vari organi di cui un feto si compone. Nell'idra invece, queste cellule “jolly” si riproducono in continuazione e rimangono, per così dire, "sempre a disposizione" per rigenerare tessuti danneggiati o per crearne di nuovi.


È grazie a questo stesso meccanismo che l'idra opera anche quella che può definirsi la sua riproduzione. Grazie alle cellule staminali, infatti, in condizioni ottimali, ogni due giorni un'idra adulta può sviluppare delle escrescenze che si formano sulla parete laterale del suo corpo e che crescono progressivamente fino a sviluppare tutte le strutture di un nuovo individuo che, una volta interamente formato, si separerà dall'individuo madre ed inizierà la sua esistenza. Un animale in grado di clonare letteralmente se stesso.


Le cellule staminali permettono all'idra di rinnovare e ringiovanire costantemente tutti i tessuti del proprio corpo circa ogni 20 giorni. Cellule sempre nuove sostituiscono quelle più vecchie, sottraendo così questo animale a quella legge della natura che impone a tutti gli altri esseri viventi di invecchiare e morire.

Gli studi degli ultimi 20 anni sembrano dimostrare che le cellule staminali dell'idra abbiano una capacità di autorinnovamento indefinito e potenzialmente infinito.




CONCLUSIONE.


In questo episodio ho cercato di trovare un filo narrativo accattivante per raccontarvi dell’Idra, questo straordinario animale apparentemente insignificante e probabilmente molto poco interessante… almeno fino a quando non se ne scoprono le peculiarità che hanno catturato l’attenzione di molti scienziati.


Per dovere di cronaca è giusto dire che altri viventi possiedono capacità che sembrano sfidare l’invecchiamento o la morte.

Per esempio la medusa Turritòpsis nutrìcula, comunemente nota come medusa immortale, una volta raggiunta l'età adulta è in grado di invertire il processo di invecchiamento e tornare giovane allo stato di polipo. E in termini di longevità, alcuni squali possono vivere diversi secoli, gli alberi e le spugne marine diversi millenni e addirittura alcuni batteri dei fondali oceanici diversi milioni di anni.


Ma pochi altri animali possiedono capacità che potremmo definire quasi al limite del soprannaturale, al punto di ereditare il nome di un mostro mitologico.


Il biologo Daniel Martinez, uno dei ricercatori maggiormente impegnati nello studio dell’idra, in un'intervista raccontò di come avesse iniziato le sue ricerche con l'obiettivo di sfatare questo mito della sua immortalità, poiché, da buon biologo, era convinto che nessun vivente potesse veramente eludere l’invecchiamento e l’inevitabile fine che ne segue.


Ma… non ci riuscì. Tutti gli esemplari di Idra che a centinaia aveva allevato nel suo laboratorio convinto non sarebbero vissuti più di pochi mesi, dopo anni non mostravano alcun segno di senescenza.

Nessun invecchiamento biologico. Così come altri scienziati prima e dopo di lui, Martinez si arrese all’evidenza che, almeno fino a prova contraria, l’idra poteva considerarsi un animale immortale, nonché eternamente giovane.


Ovviamente anche l’idra può trovare la morte se vittima di predatori o in condizioni ambientali particolarmente avverse, ma non a causa dell’invecchiamento. Potenzialmente, in condizioni favorevoli e al riparo dai predatori, si pensa che nulla vieti all'idra di vivere… eternamente.


La scienza cerca di comprendere sempre meglio le straordinarie peculiarità di questo animale, nella speranza di potergli estorcere il segreto di questa sua immortale giovinezza. Forse un giorno questo piccolo mostro marino uscito dalla mitologia ci mostrerà la strada verso la cura delle malattie legate alla degenerazione cellulare.


Ma nel frattempo, cari amici, continuate ad appassionarvi di scienze.

A presto.





FONTI:

Conferenza su “l’immortalità biologica” di Audrey Dussutour, ricercatrice al CNRS, 2020. 

Mortality patterns suggest lack of senescence in hydra, D. E. Martínez, 1998 https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/9615920/ 



 
 
 

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